Andiamo a vederlo.
«Percorriamo all'indietro questa lontananza che pare immensa, scendiamo questa torre di quasi duemila Natali tra noi e lui. bai più recente nostro dell'anno passato, di cui la brace è ancora tiepida sotto la cenere dei mesi e ne rammentiamo la tovaglia imbandita, il posto dei commensali, una per una le vivande, e compere gaie e affannose sotto l'Avvento... giorni in cui gli uomini si fanno formiche a trascinare nel loro buco quanta più roba sono capaci, e la sera della vigilia vivi si fanno murare nel formicaio e stuccano ogni fessura perché la felicità non scappi.
Affondiamo giù giù nei più antichi Natali dell'infanzia, vivi nella memoria come una tenera ossessione, quando pive e zampegne scendevano dai monti a stregare il nostro giovane cuore, e allora una segreta pazzia s'impadroniva di noi, durava fino a che l'albero non fosse smontato.
Ma Betlemme è ancora lontana: una foresta di secoli fra la nostra nascita e la sua. Beati pastori, che avevate soltanto qualche pendio di collina, qualche greto di torrente, forse un quarto d'ora di marcia. A noi tocca scavalcare la storia, questa muraglia dall'immane spessore dietro a cui non giunge il tuo vagito...
Per noi esclusi non rimangono che le tele nostalgiche del Correggia o di fra Bartolomeo...
Vado a vederlo.
Il viaggio dura quasi duemila anni; mi arruolo volontario in questa storia morta, in questi secoli di cenere, solo per incontrarlo: "Trovarono Maria e Giuseppe e il Bambino giacente nella mangiatoia". Ecco: tre nomi e un arnese. Facciamolo anche noi così piccolo e così vero il presepe.
Sono tutto il nostro Natale».
Scendere 2000 anni di storia (come afferma Luigi Santucci) per ritornare nella storia, in quella del nostro tempo con le sue difficoltà e i suoi problemi; ritornare con la consapevolezza che Gesù ci chiama, oggi più che mai, a CONDIVIDERE I BISOGNI di tutti e di ciascuno PER CONDIVIDERE LA VITA.
E così sia! "Amici del presepe"