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Beati coloro che ascoltano la parola e la praticano e, seguendo questa via, trovano la felicità.

Una delle frasi lapidarie della Sacra Scrittura, che non fa molto rumore.

Eppure, il Dio bambino viene per portare la felicità, grande aspirazione dell’uomo, nonostante resti inascoltato.

Ma, allora, l’uomo desidera davvero essere felice?

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Dio è scettico e incredulo, proprio perché vede, oggi, la felicità ridotta ad un’immagine umana, nostra, materiale: cose! E noi ridotti a ingranaggi di un meccanismo perverso che ci rende servi senza dignità.

Ma LA FELICITA’ VERA è altro: E’ QUELLA DI COLUI CHE ACCOGLIE LA VITA COME UNA CHIAMATA A ESSERE, non come autoconvincimento che la vita è bella, se reggo il ritmo.

Accogliere la via della vitaequivale ad accogliere qualcosa e qualcuno che porta a compimento e soddisfa il nostro più profondo desiderio; anzi, rivela quello che più intensamente desideriamo, pur non cancellando la dimensione inevitabile del dolore. 

Madre Teresa dirà:“Serve l’infelicità per comprendere la gioia, il dubbio per capire la verità... la morte per capire la vita. Quindi, affronta e abbraccia la tristezza quando viene”. Potrei aggiungere la fatica, la sfida, il rischio …. senza, non troverai la beatitudine!

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Non è nell’agitarsi che si raggiunge la serenità, ma in quell’irrequietezza di chi sa che ha il compito di fare la terra più bella per chi arriva dopo, per l’altro.

“Tutto quello che si fa per un mondo migliore ha un punto di partenza, che è conquistare il diritto a un’esistenza piena. Un’esistenza felice, nel senso più completo della parola. Sapere, per esempio, che chi ci è vicino vive una situazione di ingiustizia sociale è una ferita alla nostra idea di felicità”.

L’esperienza della felicità la può vivere solo l’uomo che, nella propria vita, lascia spazio all’infinito, della cui esigenza è costituito il suo cuore, perché chi sente l’infinito nellapropria vita si sente chiamato non a fare per morire, ma a fare per continuare a vivere.

Sono pensieri di uomini che umanamente hanno seguito la strada del bimbo che anche quest’anno siamo invitati ad accogliere, il Figlio dell’uomo, come amava chiamarsi, che, aprendo i nostri occhi alla luce, ci ha presentato il vero bene: quello da donare all’altro senza nessuna pretesa!

Tra le strade di questa quarantasettesima edizione del Presepe, vogliamo presentarti la via tracciata da Lui tempo fa: l’unica che porta alla verità dell’essere felice.

Incamminati, allora, per un Natale di beatitudine, sui passi di Chi si è fatto bambino.

Lui è la nostra vera felicità! L’augurio di felicità che niente e nessuno ci toglierà!

Don Beppe

C’era una volta un presepe...

...di gente e di pietre che raccontava la storia della nascita di Nostro Signore …nel paese dei trulli! Vecchie strade che tornano alla vita, camini anneriti da antica fuliggine che ardono di fuoco nuovo, piazzette dimenticate da tempo che brulicano di personaggi, dimenticate nenie che tornano a cullare i sogni dell’uomo, antichi odori e sapori che mondano i sensi e il cuore! C’era una volta un presepe di gente e di pietre e ci sarà ancora”