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Oggi sarai con me

Forse quel furfante appeso accanto a Gesù non sapeva neppure leggere; ma almeno per lui quel cartello diceva il vero. Sì, chi lo aveva ordinato l’aveva fatto per burla; era il clima paradossale di quei giorni: per Gesù la tragedia di una morte non meritata e per gli uccisori l’occasione sadica di scherzare.
Capi e soldati passavano e offendevano, facendo smorfie: ma guardalo -volevano dire- lui, il prediletto, il re…Poco prima già Erode si era divertito vestendolo come un re buffone, con tanto di scettro, di mantello e di corona. In quest’aria di canzonature rientrava anche il cartello I.N.R.I., uno scherno in più.

Il ladrone forse è l’unico, oltre a Maria, che crede di morire accanto a un vero Re e in quelle ore di fine vita se lo immagina il Regno: forse non ci saranno più guardie, forse la giustizia lì non sarà un’ingiustizia legalizzata, magari non servirà rubare e uccidere per vivere. Immagina e si appoggia a quel moribondo: “Ricordati di me, quando sarai arrivato nel tuo Regno”.
Ricordarsi di lui? Del furfante appeso al legno?
Non è un sentimentale questo mascalzone di contrada e sa bene chi ha di fronte. Anche laggiù, nelle carceri della città santa arrivavano notizie del giovane profeta di Nazareth. E anche Gesù sa di lui: chissà, magari è stato condannato perché trovato col coltello affilato minaccioso sulla gola di qualcuno…
Come dovrà Gesù ricordarsi di lui? Da furfante? Da moribondo sporco e sanguinolento sul ventre peloso? Ricordarsi di lui…

Eppure solo questo farabutto ci pensa; di tutta la folla di quei giorni convulsi, solo lui chiede questo cantuccio nella memoria di Gesù. Il suo compare di misfatti, dall’altra parte, bestemmia furioso e con un pizzico di astuzia: vedi mai che con questo profeta mago alla fine ci scappi il miracolo di potersela svignare…ma intanto non merita che disprezzo! Lui, zelota, fedele fino alla morte al suo spirito ribelle non si dà pace che un Messia muoia così senza salvare se stesso né quelli che lo hanno sostenuto. Così ancora insulti.
Ma è la scintilla che fa scoppiare l’ultimo amico di Gesù, quello che la storia bollerà gratuitamente come il ‘buon ladrone’: anche questo lascia in eredità il racconto di Luca: quando mai i ladroni sono buoni e quando mai i buoni sono ladroni? Esplode, raccoglie l’ultimo fiato nella strozza e dedica al socio irriverente la sua ultima aggressione: “Ti ci metti anche tu? Non bastano i capi e i soldati? Ma non capisci che lui soffre quanto noi? Perché aggiungi dolore a dolore?. Vergognati!”.

Poi trova il coraggio di inseguire la luce che emana dal Crocifisso e confessa la sua colpa, senza scusarsi. Lui, il sospettoso abituato a nascondersi e a diffidare, il fuggiasco di tutte le ore adesso si consegna. E chiede di essere ricordato: anche il suo compare aveva sperato in un miracolo del Nazareno, ma il buon ladrone ormai è nella luce e sa che i miracoli veri sono quelli ‘per sempre’. Così non chiede cosucce, piccoli aggiustamenti provvisori, la scappatoia del momento. Chiede la compagnia di Gesù nel Regno. Altre volte Gesù avrebbe indagato per verificare la sincerità delle intenzioni: qui no; è tutto evidente. Così, ripresi i sensi, lo rassicura: OGGI sarai con me.
Oggi? Questo è il vero miracolo per quel farabutto abituato ai tempi lunghi dell’attesa. Oggi…

Tutte le generazioni vedranno in questa scena di Luca il gesto supremo della bontà di Gesù; e invece è la pagina del grande giudizio della storia: un peccatore guarda Gesù, chiede perdono ed è accolto; un altro, peccatore come il primo, guarda lo stesso Gesù e lo bestemmia. Perché?
Non è detto, e non possiamo interpretare.
E’ il gioco misterioso dell’amore di Dio e della sua libera creatura: con due possibili esiti. I due ladroni lo hanno capito, a loro vantaggio o a loro spese. Lo impari l’umanità, sembra dire Luca: la misericordia di Dio è sempre disponibile, ma a chi la cerca.
Per i crocifissori Gesù aveva pregato il Padre: “Perdonali, perché non sanno quello che fanno”. Il ladrone lo assolve lui, direttamente: sa quello che fa.

don Fabio Pallotta

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