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Un inno alla vita, che da qualunque lato la sì prènda, appare bella, forzatamente.

Questo è il Presepe vivente che ormai mettiamo su da 35 anni.

Un inno alla vita. E alla vita ordinaria; quella in cui si lavora, si discute, si urla per le vie...dove i bambini giocano e i grandi si incontrano; dove si incrociano bestemmiatori e santi. Sì, il Presepe vivente fra i Trulli, ad Alberobello, ha solo voluto sottolineare negli anni la poesia della vita normale in cui avviene il fatto eccezionale.

Scorrevano vicende assolutamente banali 2000 anni fa nel villaggio chiamato Betlem, che in ebraico significa 'casa del pane'. Villaggio grazioso, ricco di vigne, dedito alla coltura dell'orzo e del grano. Vi si lavorava il legno d'olivo e la madrcperla; mille anni prima vi era nato il grande re Davide che l'aveva così fatto passare alla storia.

A Betlemme, in una cornice assolutamente abituale, si ritrovano Maria e Giuseppe nei giorni della nascita di Gesù, e di questo parto a cui sono sospesi i secoli precedenti e successivi non se ne accorge nessuno. Anzi, nella calca informe di Gerusalemme, molti in quei giorni avevano sfiorato ignari quella madre e il suo ventre, come inille altre cose sfiorate: una bisaccia, un sacco, una bancarella, la tunica di un ladro o di una prostituta. Così è l'entrata di Dio nel mondo: un avvenimento in fila con gli altri, perché nessuno mai, desiderando incontrare Dio, possa sognare trionfi, rumori, solennità di ingressi appariscenti. Nulla, a Betlemme, avrebbe fatto pensare al Cardine della storia, al Perno delle umane generazioni: somiglia a tutte le altre, quella notte che non sa di essere la Notte.

E questa è la più affascinante delle scommesse: la mia vita quotidiana può fare da culla a Dio. Esaltazione della normalità. Inno, appunto, alla vita qualunque.

Per dire che la vita qualunque è la mangiatoia dove Dio nasce. E prima ancora della vita qualunque, la vita, il semplice fatto di vivere; voglio dire che se Dio nasce...allora nascere è divino. Se Dio nasce, nascere non è più solo l'infinitesimamente casuale.

Parto dalla mia esperienza, perché è lì che trovo la parola più significativa per spiegarmi: mi lascia impietrito il sapere che la vita, la mia vita è un miracolo. Come se uno mi incontrasse e mi dicesse: "Guarda, tu per nascere hai una sola chance su 150.000.000,..". Una chance su 150 milioni? Ma non ce la farò mai a nascere! E poi invece ti guardi, ci sei, sei nato. Sei proprio tu quell'unica possibilità su cento cinquanta milioni...

Nell'estrema rarità del possibile, tu sei reale e ci sei!

E puoi correre, parlare, gridare. Puoi scegliere. Puoi amare. Puoi cambiare. Questo è vivere.       
Ma il miracolo non è tutto qui. Non solo io, se mi guardo, mi scopro come un prodigio, ma se voglio. ..questo
prodigio posso regalarlo ad un altro. Non solo vivo io, ma posso 'far' vivere.

Questo mi dice che io, essere umano, sono l'immagine più riuscita di Dio, perché Dio è vita e fonte della vita. Se ha dato anche a me la possibilità di generare, nel generare io faccio quello che fa Lui. Ho il suo stesso potere. Potere di vita.

Torna alla mente quel canto del Salmo 8 che in parrocchia è il nostro cavallo di battaglia, ogni volta che la gioia ci esplode dentro e sentiamo di dover cantare la vita, la vita dell'uomo: "Se guardo il cielo, la luna e le stelle, opere che tu con le dita hai modellato, che cosa è, perché te ne curi, che cosa è, perché te ne ricordi...l'uomo? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli...gli hai dato poter e sulle opere delle tue mani..." Potere, sì, perché la vita è potente; Maria va a visitare Elisabetta incinta e Giovanni Battista all'arrivo di Maria si muove nel ventre dì Elisabetta. Ancora racchiuso nel grembo materno, Gesù comincia già a salvare. Così è della vita nascente: in ogni grembo gravido è il segreto della salvezza del mondo. Vorremmo, col Presepe vivente, cantare ancora una volta la vita.

Cantarla come il regalo che sa di amore da ogni lato: l'amore di tuo padre e tua madre che ti hanno voluto portandoti dal cielo alla terra, come fu per Gesù; l'amore di chi ti sceglierà per tutti i suoi giorni, che ti riporterà dalla terra al cielo. E "l'Amor che move il sole e l'altre stelle" come lo cantava Dante, quello che ogni essere umano cerca, senza la cui luce è buio, Dio.

Vogliamo cantare la vita, perché uno può anche non viverla. Può anche uccidere la vita, bloccarla, offenderla. Il sogno è che ognuno impari tre sole parole...vivere., rivivere, far vivere in cui c'è tutto il Vangelo: vivere perché...i regali vanno scartati e usati; rivivere, perché la stanchezza, le prove, la routine...addormentano, annoiano, spengono;/ar vivere perché devi pur ringraziare del regalo! Ce la faremo col Presepe vivente a cantare la vita?

I nostri sogni e desideri sono solo polline, che molte volte non ce la fa a fiorire, ma che è capace almeno di profumare l'aria. Buon Natale.

don Fabio

C’era una volta un presepe...

...di gente e di pietre che raccontava la storia della nascita di Nostro Signore …nel paese dei trulli! Vecchie strade che tornano alla vita, camini anneriti da antica fuliggine che ardono di fuoco nuovo, piazzette dimenticate da tempo che brulicano di personaggi, dimenticate nenie che tornano a cullare i sogni dell’uomo, antichi odori e sapori che mondano i sensi e il cuore! C’era una volta un presepe di gente e di pietre e ci sarà ancora”